I nostri lettori sono già abbondantemente informati di quanto accaduto alla maratona di Londra:
- dalla piena soddisfazione esternata da Riccardo Solfo
http://www.podisti.net/index.php/cronache/item/1296-london-marathon-super-con-tifo-da-stadio.html
che senza mezzi termini ricava, dalla sua lunga esperienza internazionale, l’affermazione perentoria
“questa, credetemi, è stata veramente super in tutto, non solo nel caldo. Con 40.255 classificati (nuovo primato dopo i 39.487 del 2017) e un percorso che è stupendo, oltre ad essere tra le sei Major la terza più partecipata dopo le due americane New York (50.641 nel 2017) e Chicago (44.511), per me che ho corso più volte anche Berlino e New York, vi dico che Londra, quella che ho portato a termine io in questo fine settimana, non ha rivali sommando i tre fattori principali: pubblico, percorso, organizzazione”
(personalmente io darei qualche punto in più a Berlino, sia per l’accesso davvero ‘democratico’ alle iscrizioni, sia per come è gestito l’arrivo, compresi spogliatoi docce e massaggi per tutti: ma va benissimo anche il parere di Solfo)
- alla tragedia raccontataci da Roberto Annoscia
Ci sono poi le curiosità, come quella dello spettatore locale che ha raccolto un pettorale caduto a un atleta e ha tagliato il traguardo, con tanto di medaglia addentata (e nulla mi toglie dalla mente che fosse un atto premeditato: uno non si presenta a vedere una corsa vestito di tutto punto da atleta, se non ha intenzione di correrci dentro).
Ma adesso siamo alla farsa, alla resa dei conti che trasforma certe prestazioni stupefacenti in quello che realmente valgono: per dirla in inglese, in shortcuts (letteralmente ‘tagliacorto’) a opera di imposter (la traduzione è superflua) ovvero Speedy Gonzales che corrono fast as a tiger.
In queste ore, il maratoneta italiano più famoso oltremanica (e pure sulla stampa non solo pugliese) è un barese di 59 anni, Sabino Rinaldi, addirittura presidente della Asopico Runners, 3h32 in maratona (ma sei anni fa), 1h51 nell’ultima mezza maratona ufficiale documentata (Bari 2016); che però due settimane fa a Londra si è superato, registrando 3h19.
Purtroppo per lui, anche a Londra ci sono giornalisti stile Rodolfo Lollini, che annusano i tempi sospetti e li sezionano, giovandosi anche di colleghi podisti sorpresi o scottati dalle prestazioni altrui: così, alcuni giornalisti del “Times”, messi sull’avviso da un atleta italiano, un coetaneo di Rinaldi arrivato terzo di tutti gli italiani nella stessa categoria, mentre il secondo, per batterlo, risultava aver corso la seconda metà in 1h 04. Sono così partite le indagini, confortate da una bella mappa del percorso e dalla verifica dei punti di controllo (ogni 5 km, oltre che alla mezza): qui Rinaldi era passato sulle 2h15, salvo poi innestare il turbo e superare oltre 1150 coetanei nel secondo tratto. Dove però il percorso della maratona compie un ricciolo allettante che consente di risparmiare una quindicina di km percorrendone sì e no due…
Al termine dei controlli sono emerse 5 o 6 prestazioni ‘strane’, pubblicate sul “Times” di domenica 6 maggio, e presto rimbalzate sul “Daily Mirror”, sul “Sun” e sulla stampa italiana: un irlandese, certo O’ Connor, che addirittura correva per una raccolta fondi di beneficenza, risulta aver corso 14 km in 15 minuti, e si giustifica coll’aver soccorso una persona e poi essere ripartito “verso dove andavano gli altri”; un altro dice che era ammalato e voleva finire la gara a ogni costo. E così via.
Il nostro Rinaldi ha dichiarato di aver corso per divertimento senza guardare l’orologio (forse non ha guardato bene nemmeno le frecce direzionali…).
Il direttore della maratona di Londra ha preannunciato un altro interrogatorio, questa volta ufficiale, al termine del quale se l’atleta non saprà dare una spiegazione convincente, dovrà restituire la medaglia.
Chissà se Rinaldi ci legge e vorrà spiegarci come sono andate le cose…